Poca ricerca sulle malattie animali comporta anche rischi per la salute umana

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Spesso non si dà la priorità alla salute animale finché essa non ha un impatto sulla salute umana, perdendo così l’opportunità di affrontare le malattie all’origine.

Uno studio ha dipinto un quadro dettagliato delle principali malattie infettive condivise da animali selvatici e zootecnici riscontrando notevoli lacune conoscitive sulle malattie che possono essere trasmesse all’uomo. Solo 10 malattie totalizzano il 50% circa delle conoscenze pubblicate sulle malattie all’interfaccia fauna selvatica-domestica: questo è quanto risulta dall’analisi di quasi 16000 studi pubblicati nell’ultimo secolo.
Dopo le recenti epidemie virali originate nella fauna selvatica, come il virus Hendra in Australia, il virus Ebola nell’Africa occidentale e il coronavirus della Middle East Respiratory Syndrome (MERS) nella penisola arabica ad esempio, la maggior parte della ricerca si è concentrata sull’interfaccia fauna selvatica-fauna domestica per valutare i rischi e migliorare le risposte alle epidemie negli animali e nell’uomo.
Spesso non si dà la priorità alla salute animale finché essa non ha un impatto sulla salute umana, perdendo così l’opportunità di affrontare le malattie all’origine. Nel caso delle malattie emergenti, si tende a rispondere ad ampi focolai di malattia nell’uomo piuttosto che prevenire o trattare l’infezione negli animali, verosimilmente perché poco si sa circa il ruolo di tali agenti patogeni nell’ecologia delle malattie della fauna selvatica e zootecnica.
Lo studio ha applicato nuove metodologie solo recentemente utilizzate per la salute umana al fine di identificare quali malattie e tipi di animali prevalessero nella letteratura disponibile, determinare i cambiamenti della ricerca nel tempo e valutare come le malattie degli animali coinvolti differissero per regione geografica. I risultati mostrano che la maggior parte delle ricerche pubblicate nel secolo passato si è concentrata sulle zoonosi conosciute, quindi sulle malattie trasmissibili all’uomo, ai danni dello studio di malattie che colpiscono soltanto gli animali. Si possiedono infatti conoscenze molto minori circa la gamma di malattie che hanno un impatto sulla salute e il benessere animale e ciò è particolarmente vero per la fauna selvatica, a cui sono dedicate scarse risorse economiche. Paradossalmente, questo significa anche avere scarse conoscenze delle malattie che possono essere precursori di malattie infettive nell’uomo.
Lo studio ha inoltre rivelato forti legami tra la frequenza di pubblicazioni, la copertura dei media e il sostegno economico di alcune malattie. Per due patologie in particolare, l’influenza aviaria e la tubercolosi bovina, è stata riscontrata una forte associazione tra frequenza di pubblicazione, attenzione dei media e sostegno economico, sottolineando le influenze sociali e politiche sulla ricerca scientifica.

“Global trends in infectious diseases at the wildlife–livestock interface”. Anke K. Wiethoelter, Daniel Beltrán-Alcrudo, Richard Kock, and Siobhan M. Mor. PNAS, July 2015

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